emissioni diffuse

Nel contesto industriale moderno, la gestione delle emissioni diffuse rappresenta una sfida cruciale per le imprese, sia in termini di conformità normativa che di sostenibilità ambientale. A differenza delle emissioni convogliate, le diffuse non transitano attraverso camini o condotte, ma si disperdono nell’ambiente da superfici aperte, serbatoi, impianti o processi produttivi.

La crescente attenzione delle autorità europee e nazionali ha portato a un rafforzamento del quadro regolatorio, con controlli ambientali sempre più stringenti e responsabilità dirette per le aziende. Le principali fonti normative includono la Direttiva IED 2010/75, recentemente aggiornata dalla Direttiva UE 2024/1785, e il “Testo Unico Ambientale”, D.Lgs. 152/2006 e sue successive modifiche.

Quadro normativo europeo di riferimento

Direttiva 2010/75/UE (IED)

La Direttiva IED disciplina la prevenzione e riduzione integrata dell’inquinamento (IPPC) proveniente da attività industriali e impone l’adozione delle Best Available Techniques (BAT), documenti di riferimento sulle migliori tecniche disponibili, documentate nei BAT reference documents (BREF) settoriali. Un BREF specifico è stato sviluppato per il monitoraggio delle emissioni in aria e acqua provenienti dagli impianti soggetti alla Direttiva IED sulle emissioni industriali, noto come ROM, Report on Monitoring. Le emissioni non convogliate devono essere monitorate e documentate nei piani di gestione ambientale, con obblighi di tracciabilità e trasparenza.

Altri riferimenti comunitari

A livello comunitario è importante citare il Green Deal europeo che rappresenta la strategia dell’Unione per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, promuovendo una trasformazione profonda dell’economia e della società in chiave sostenibile, equa e resiliente. In questo contesto, è importante anche il pacchetto legislativo “Fit for 55”, che mira a ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030, integrando e rafforzando la normativa emissiva con obiettivi concreti di transizione tecnologica sostenibile. A livello di qualità dell’aria, la Direttiva 2008/50/CE costituisce il riferimento normativo europeo, recentemente aggiornata dalla Direttiva UE 2024/2881. Quest’ultima introduce limiti più stringenti e obiettivi di riduzione coerenti con il Green Deal e con l’ambizione di raggiungere l’inquinamento zero entro il 2050, allineando i valori limite alle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e potenziando il monitoraggio, la modellizzazione e gli strumenti di governance ambientale.

Recepimento nazionale e quadro regolatorio italiano

In Italia, la Direttiva IED è recepita con il D. Lgs. 46/2014, che ha modificato il D.Lgs. 152/2006. Questo intervento normativo ha rafforzato il quadro regolatorio nazionale in materia di tutela dell’aria, introducendo obblighi più stringenti per gli impianti industriali soggetti ad Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA). In particolare, il decreto ha integrato le disposizioni relative all’applicazione delle BAT, rendendole vincolanti per la definizione delle condizioni autorizzative e per il monitoraggio delle emissioni. L’AIA garantisce che gli impianti operino nel rispetto dei limiti emissivi e delle prescrizioni ambientali, tenendo conto delle caratteristiche tecniche, della localizzazione e dell’impatto complessivo sull’ambiente. 

Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) ha funzioni di indirizzo, coordinamento e rilascio delle AIA per impianti di competenza statale, mentre per attività di interesse locale, la responsabilità ricade sulle Regioni o sulle Province. Le Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente (ARPA) sono invece responsabili dell’attività di controllo, verifica del rispetto delle condizioni autorizzative e supporto tecnico sul territorio.

Obblighi tecnici e gestionali per le imprese

Le installazioni soggette a normativa IPPC e che rientrano nel regime AIA sono elencate negli allegati VIII e XII alla Parte Seconda del D.Lgs. 152/2006 e sono sottoposte a obblighi tecnici e gestionali finalizzati alla tutela dell’ambiente e alla piena conformità normativa, tra cui abbiamo visto l’applicazione vincolante delle BAT, il riesame periodico dell’autorizzazione e controlli ambientali strutturati. In generale, ogni impianto è tenuto a predisporre e aggiornare un Piano di Gestione Ambientale, che descriva le misure adottate per prevenire e ridurre l’inquinamento, e una Relazione Ambientale Annuale, contenente dati emissivi, interventi realizzati, stato di conformità e obiettivi di miglioramento.

Per quanto riguarda la valutazione delle emissioni diffuse, le imprese devono identificare e caratterizzare tutte le fonti di emissioni non convogliate, come quelle derivanti da superfici aperte, fessure, movimentazione di materiali o altre attività operative, valutando le condizioni che generano dispersioni e il relativo rischio ambientale. È inoltre obbligatoria l’adozione di sistemi di monitoraggio, sia diretti che indiretti, con registrazione continua o periodica dei dati emissivi, conservazione delle informazioni e trasmissione alle autorità competenti. Devono inoltre essere implementati sistemi di autocontrollo e tracciabilità.

Alcune attività non sono soggette ad AIA perché considerate a basso impatto ambientale. Piccole e medie imprese con impatto ambientale più contenuto possono rientrare nel regime di Autorizzazione Unica Ambientale (AUA), una procedura semplificata che accorpa più titoli abilitativi (scarichi, emissioni, rifiuti), con requisiti tecnici e gestionali meno onerosi rispetto all’AIA.

Strumenti e metodologie per il controllo delle emissioni diffuse

Le emissioni diffuse, comprese quelle fuggitive, possono rappresentare una quota significativa delle emissioni totali di un impianto industriale, con impatti ambientali rilevanti. Per questo motivo, le autorizzazioni ambientali e le conclusioni sulle BAT prevedono, ove necessario, misure specifiche per il loro monitoraggio e contenimento.

Secondo il BREF di riferimento, le emissioni diffuse sono rilasci non canalizzati di sostanze volatili o polverose, provenienti da sorgenti puntuali, lineari, superficiali o volumetriche. Esempi tipici includono operazioni di carico/scarico, stoccaggio all’aperto, vasche di separazione, aperture di edifici e celle elettrolitiche. Le emissioni fuggitive, invece, costituiscono un sottoinsieme delle diffuse e derivano da perdite localizzate di apparecchiature, come valvole o flange.

La quantificazione di queste emissioni è complessa e spesso onerosa, sia in termini economici che operativi, a causa dell’elevato numero di sorgenti e dell’incertezza delle misurazioni. Per affrontare questa sfida, si ricorre a una combinazione di tecniche: misurazioni dirette, modellazione atmosferica e il monitoraggio continuo.

Tra le norme tecniche europee, la EN 15445:2008 propone la modellazione inversa (Reverse Dispersion Modelling) per stimare le emissioni di polveri utilizzando dati ambientali misurati a valle dell’impianto e dati meteorologici. Utile per identificare le sorgenti più rilevanti e pianificare interventi di riduzione. La EN 15446:2008 introduce il metodo “sniffing” che impiega strumenti portatili per rilevare perdite di VOC da valvole, flange e tubazioni, ampiamente utilizzato nei programmi di leak detection and repair (LDAR). La EN 16253:2013 descrive l’impiego della spettroscopia DOAS (Differential Optical Absorption Spectroscopy) per misurare composti gassosi lungo percorsi aperti. Questa tecnica, basata sull’assorbimento della luce lungo un percorso aperto, è particolarmente utile quando le misure dirette non sono applicabili. Anche la EN 15259:2007, pur non specifica per le emissioni diffuse, è utile per pianificare e documentare le misurazioni. 

Oltre a questi standard, si possono utilizzare altre metodologie come il campionamento diretto di inquinanti in prossimità delle sorgenti (sotto cappe, in gallerie del vento, presso aperture di edifici) o le tecniche di diffusione passiva, basate sull’assorbimento spontaneo degli inquinanti su supporti chimici, senza l’uso di pompe o alimentazione elettrica, che permettono di monitorare aree estese e valutare l’esposizione prolungata agli inquinanti. 

Come abbiamo visto, la modellistica di dispersione è uno strumento molto utile alla valutazione delle emissioni diffuse: consente di simulare il comportamento degli inquinanti e stimare il contributo emissivo delle diverse sorgenti. Inoltre, risulta utile nel supportare la progettazione di interventi correttivi e la valutazione del rischio. Modelli recettoriali e di source apportionment permettono inoltre di attribuire le concentrazioni misurate alle diverse fonti, distinguendo tra emissioni industriali, traffico veicolare, riscaldamento domestico, ecc.

Infine, Il monitoraggio in continuo consente di rilevare in tempo reale le variazioni delle concentrazioni di inquinanti, fornendo dati ad alta risoluzione temporale. Queste tecnologie sono molto utili per individuare picchi emissivi e anomalie operative e verificare l’efficacia delle misure di contenimento.

Integrazione con i sistemi di gestione aziendale

Un ulteriore impulso all’efficacia di sistemi di controllo integrati deriva dalla digitalizzazione dei processi di monitoraggio. L’adozione di tecnologie per il controllo remoto, sensori in continuo e piattaforme di gestione dati consente di rilevare in tempo reale le variazioni emissive, identificare anomalie operative e intervenire tempestivamente. Questi strumenti non solo semplificano la reportistica ambientale, ma favoriscono anche l’integrazione tra le funzioni tecniche e gestionali dell’impresa, contribuendo a una governance ambientale più solida, dinamica e orientata al miglioramento continuo.

PM_TEN offre competenze avanzate e servizi specialistici che si integrano perfettamente con le esigenze di monitoraggio e gestione delle emissioni diffuse, supportando le imprese sia dal punto di vista tecnico che normativo. PM_TEN è specializzata nella modellistica di qualità dell’aria e metereologica, per studi diagnostici e valutazione di impatto ambientale. Queste competenze sono fondamentali per la valutazione delle emissioni non convogliate e per la progettazione di strategie di contenimento basate su scenari realistici e dati scientifici.

Nel contesto della digitalizzazione dei sistemi ambientali, proponiamo soluzioni come DigitalPlant, una piattaforma che consente la gestione integrata dei dati ambientali, il monitoraggio in continuo, e l’analisi predittiva delle emissioni. Questo strumento abilita meccanismi di allerta precoce e prevenzione, consentendo azioni correttive tempestive e contribuendo in modo concreto alla conformità normativa e al miglioramento continuo.

Inadempienza normativa: conseguenze e sanzioni per le aziende

La gestione corretta delle emissioni diffuse è un obbligo previsto dalle autorizzazioni ambientali e dalla normativa nazionale. In caso di inadempienza, le aziende possono incorrere in diverse conseguenze di natura amministrativa, economica e penale.

Nei casi più gravi, è prevista la sospensione o la revoca dell’autorizzazione, con conseguente blocco delle attività produttive. Questi provvedimenti possono essere adottati quando l’inadempienza comporta un rischio significativo per l’ambiente o la salute pubblica, oppure in caso di reiterata violazione delle prescrizioni autorizzative.

Inoltre, ai sensi del D.Lgs. 231/2001, le imprese possono essere chiamate a rispondere per reati ambientali commessi da dirigenti o dipendenti nell’interesse o a vantaggio dell’azienda stessa. La responsabilità amministrativa può comportare sanzioni interdittive, confisca dei beni e pesanti ripercussioni reputazionali. 

Controlli e attività ispettiva per le imprese

Le attività ispettive sono affidate principalmente alle ARPA regionali, che operano in coordinamento con le autorità competenti e il Ministero dell’Ambiente. I controlli possono essere programmati, a campione o su segnalazione, e riguardano sia gli aspetti documentali che quelli tecnici-operativi.

La frequenza dei controlli dipende dal livello di rischio ambientale dell’impianto, dalla sua storia autorizzativa e dalla presenza di criticità pregresse. Gli impianti soggetti ad AIA sono generalmente sottoposti a verifiche periodiche, con possibilità di accessi ispettivi non annunciati.

In questo contesto, assume particolare importanza la tracciabilità documentale e la trasparenza nella rendicontazione emissiva. La disponibilità di dati aggiornati, coerenti e facilmente consultabili rappresenta un elemento chiave per dimostrare la conformità normativa e ridurre il rischio sanzionatorio. Sistemi digitali di gestione ambientale, come quelli proposti da PM_TEN, possono facilitare la raccolta, l’analisi e la condivisione delle informazioni, rafforzando il presidio ambientale dell’impresa.

Evoluzione normativa e tendenze future

Le prospettive per il futuro delineano un quadro di crescente rigore nei controlli ambientali, con un rafforzamento delle attività ispettive e una maggiore enfasi sulla digital compliance. L’adozione di sistemi digitali per il monitoraggio continuo, la gestione documentale e la standardizzazione dei dati emissivi sarà cruciale per garantire la conformità normativa e facilitare il dialogo con le autorità competenti. In questo scenario, le imprese dovranno investire in tecnologie intelligenti e competenze specialistiche per affrontare le sfide della transizione ecologica delle industrie in modo proattivo e strategico.