fotografia aerea di contesto urbano

La qualità dell’aria rappresenta uno dei fattori ambientali più determinanti per la salute umana e per l’equilibrio degli ecosistemi. Le emissioni di inquinanti atmosferici sono diminuite negli ultimi due decenni, con conseguente miglioramento della qualità dell’aria. Tra il 2005 e il 2022, il numero di decessi nell’UE attribuibili al PM2.5 è diminuito del 45%, avvicinando l’Unione Europea al raggiungimento dell’obiettivo di riduzione del 55% previsto dal piano d’azione Zero Pollution Action Plan per il 2030. Nonostante questo miglioramento, l’inquinamento atmosferico rimane il principale rischio ambientale per la salute in Europa, con milioni di cittadini esposti a livelli di particolato PM2.5, ozono e biossido di azoto superiori alle soglie raccomandate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Per questo motivo l’Unione Europea svolge da anni un ruolo centrale nella definizione di politiche comuni volte alla riduzione delle emissioni e alla protezione della popolazione.

In questo articolo analizziamo il quadro normativo europeo, gli aggiornamenti più recenti delle direttive sulla qualità dell’aria e le implicazioni pratiche per Stati membri, imprese e cittadini.

Il quadro normativo europeo sulla qualità dell’aria

A partire dagli anni Ottanta l’Unione Europea ha introdotto politiche sempre più rigorose per tutelare la qualità dell’aria. Le direttive europee in materia fissano valori di riferimento per dodici principali inquinanti atmosferici (PM10, PM2.5, NO, NO₂, O₃, CO, Benzo(a)pirene, SO₂, Pb, As, Cd e Ni) e stabiliscono procedure comuni per il monitoraggio, la valutazione e la comunicazione al pubblico dei dati sulla qualità dell’aria. La Commissione Europea ha recentemente rivisto le direttive sulla qualità dell’aria ambiente rafforzando le politiche già esistenti e allineando più da vicino gli standard europei di qualità dell’aria alle più recenti evidenze scientifiche e alle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. La nuova Direttiva EU 2024/2881sulla qualità dell’aria ambiente e sull’aria più pulita per l’Europa è entrata in vigore il 10 dicembre 2024 e rappresenta il testo di riferimento più aggiornato e sostituisce le precedenti direttive sulla qualità dell’aria ambiente (2004/107/CE e 2008/50/CE).

Gli aggiornamenti più recenti delle direttive europee

La Revisione delle Direttive europee sulla qualità dell’aria ambiente, avviata nel 2022 e conclusasi nel 2024,  rientra nella strategia del Green Deal Europeoe punta a raggiungere l’obiettivo “zero inquinamento entro il 2050”. La presente direttiva fissa valori limite, valori-obiettivo, obblighi di riduzione dell’esposizione media, obiettivi di concentrazione dell’esposizione media, livelli critici, soglie di allarme, soglie di informazione e obiettivi a lungo termine. Le principali novità introdotte dalla Direttiva EU 2024/2881 includono nuove misure e standard più rigorosi, tra cui:

  • riduzione significativa della soglia limite per PM2.5 (riduzione di oltre la metà rispetto ai precedenti standard);

  • aggiornamento degli standard di qualità dell’aria per i livelli consentiti nell’aria ambiente per i principali inquinanti;

  • definizione di metodi e criteri comuni per valutare la qualità dell’aria ambiente negli Stati membri;

  • introduzione del monitoraggio di inquinanti emergenti, come particelle ultrafini, black carbon, carbonio elementare, ammoniaca e potenziale ossidativo del particolato sia in aree di fondo rurale sia in aree di fondo urbano, in linea con le raccomandazioni dell’OMS per migliorare la comprensione dei loro effetti sulla salute e sull’ambiente;

  • obblighi di revisione periodica delle soglie di qualità dell’aria, in linea con le più recenti evidenze scientifiche e con gli sviluppi sociali e tecnologici.

Impatti e obblighi per Stati membri e industrie

La strategia europea per l’inquinamento zero delinea una visione al 2050 in cui l’inquinamento atmosferico è ridotto a livelli non più nocivi per la salute umana e per gli ecosistemi, attraverso un percorso graduale di aggiornamento degli standard di qualità dell’aria.

Nell’attuazione delle misure necessarie, sia a livello nazionale sia a livello europeo, le istituzioni e gli Stati membri sono chiamati ad applicare i principi fondamentali quali il principio di precauzione, il principio dell’azione preventiva, quello della correzione dei danni alla fonte e il principio “chi inquina paga”. A questi si aggiunge il principio del “non nuocere” del Green Deal europeo e il riconoscimento del diritto umano a un ambiente pulito, sano e sostenibile.

Obblighi legislativi e piani nazionali

Gli Stati membri dovranno recepire la nuova direttiva entro l’11 dicembre 2026, adottando tutte le misure legislative, regolamentari e amministrative necessarie. Oltre agli obblighi di monitoraggio, la direttiva introduce nuovi impegni operativi e strategici: quando i livelli superano i valori limite o obiettivo, gli Stati membri sono tenuti a predisporre un piano o un programma per la qualità dell’aria che individui le fonti responsabili e garantisca il rispetto delle norme. Gli stati membri devono rispettare obblighi di rendicontazione più stringenti nei confronti della Commissione e garantire il diritto al risarcimento per i cittadini che subiscono danni alla salute a causa di violazioni delle norme, definire regimi sanzionatori efficaci e proporzionati e garantire un’informazione chiara e tempestiva al pubblico. 

Per valutazioni omogenee e comparabili in tutta l’Unione, la nuova direttiva richiede l’uso di tecniche di misurazione standardizzate, criteri comuni per la localizzazione dei punti di campionamento e una classificazione territoriale basata sulla densità della popolazione e sull’esposizione degli ecosistemi. Poiché molti inquinanti, come ozono e particolato, hanno natura transfrontaliera, gli Stati membri devono cooperare per individuare le fonti emissive e coordinare i piani per la qualità dell’aria.

Responsabilità delle autorità nazionali e locali

Le autorità competenti, designate a livello nazionale e locale, avranno responsabilità estese: assicurare il corretto funzionamento delle reti di monitoraggio, approvare i sistemi di misurazione, garantire l’accuratezza dei dati, promuovere l’affidabilità dei modelli di valutazione, coordinare eventuali programmi europei di garanzia della qualità, collaborare con gli altri Stati membri e con la Commissione, elaborare piani e tabelle di marcia per la qualità dell’aria, predisporre piani d’azione a breve termine e mantenere aggiornati gli indici di qualità dell’aria e le informazioni destinate al pubblico.

Ruolo delle imprese e impatti per l’Italia

Anche imprese e industrie saranno chiamate a svolgere un ruolo significativo, attraverso l’adozione di tecnologie più pulite, la riduzione delle emissioni e il rispetto di standard più severi e controlli più frequenti. Per l’Italia, che negli anni ha affrontato numerose procedure di infrazione per superamenti dei limiti di particolato e NO₂, la nuova direttiva comporterà un rafforzamento dei piani regionali di risanamento, un miglioramento delle reti di monitoraggio e un impegno più incisivo nella riduzione delle emissioni nei settori più critici.

Gli enti coinvolti nel controllo e monitoraggio della qualità dell’aria

Il sistema europeo di monitoraggio della qualità dell’aria si fonda su una rete coordinata di organismi e istituzioni che operano a diversi livelli:

  • Commissione Europea: vigila sull’attuazione delle direttive comunitarie, assicurando la conformità e l’applicazione uniforme delle norme negli Stati membri.

  • Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA): supporta le politiche ambientali dell’Unione attraverso la raccolta e l’elaborazione di dati, indicatori e valutazioni, tra cui la relazione annuale sulla qualità dell’aria e la valutazione del monitoraggio per l’inquinamento zero.

  • Agenzie nazionali e regionali: in Italia, ISPRA e le ARPA svolgono un ruolo centrale nel monitoraggio locale, gestendo le stazioni di rilevamento e validando i dati raccolti.

Con la nuova direttiva gli Stati membri sono chiamati a rafforzare le proprie reti di monitoraggio, ampliando il numero e la tipologia delle stazioni di rilevamento. La direttiva prevede, in particolare, l’istituzione dei cosiddetti supersiti di monitoraggio, stazioni avanzate collocate in punti strategici e capaci di misurare non solo gli inquinanti tradizionali (PM10, PM2.5, NO₂), ma anche particelle ultrafini, black carbon e altri composti emergenti.

Accanto ai metodi di monitoraggio standard, la normativa incoraggia l’impiego di modelli di dispersione e di tecniche di valutazione integrata, che combinano dati provenienti da diverse fonti per offrire una rappresentazione più completa della distribuzione degli inquinanti. Le tecnologie utilizzate comprendono sensori di nuova generazione, reti automatiche di rilevamento e modelli di dispersione atmosferica. In questo contesto, realtà specializzate come PM_TEN possono fornire competenze avanzate in materia di modellistica e analisi ambientali, offrendo un supporto tecnico utile alle attività di monitoraggio.

La qualità dell’aria, una questione di salute

Le politiche europee mirano quindi a ridurre, per il 2050, l’inquinamento a livelli non più considerati dannosi per la salute umana e per gli ecosistemi naturali, nel rispetto dei limiti entro i quali il nostro pianeta può sostenere tali pressioni, creando così un ambiente privo di sostanze tossiche.

Questa visione si traduce già oggi in obiettivi concreti fissati al 2030, pensati per accelerare la riduzione dell’inquinamento alla fonte. In particolare, per quanto riguarda la qualità dell’aria, l’Unione europea si propone di ridurre del 55% i decessi prematuri causati dall’inquinamento atmosferico e di diminuire del 25% la quota di ecosistemi minacciati dall’inquinamento dell’aria, segnando così un passo decisivo verso un futuro più sano e sostenibile.

Trasparenza e accesso ai dati sulla qualità dell’aria

Per garantire trasparenza e informazione ai cittadini, a livello europeo esistono diverse piattaforme che mettono a disposizione dati sulla qualità dell’aria. Tra queste, il Portale europeo sulla qualità dell’aria, gestito dall’EEA, che raccoglie e collega numerosi database sugli inquinanti atmosferici nell’UE. Ulteriori informazioni sono disponibili anche attraverso i portali della Commissione europea e le piattaforme regionali.

In Italia, i siti delle ARPA e di ISPRA consentono di consultare i dati provenienti dalle stazioni di monitoraggio, i sistemi di allerta e le mappe interattive, attraverso portali dedicati. I dati in “tempo quasi reale” vengono raccolti e trasmessi quotidianamente dalle Regioni e dalle Province autonome all’ISPRA, che li invia alla Commissione europea. Questi dati, relativi ai principali inquinanti e disponibili con un ritardo fisiologico di poche ore, sono consultabili nella dashboard del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente.

L’importanza della prevenzione e del monitoraggio ambientale

Seguire gli aggiornamenti normativi e promuovere azioni di monitoraggio e prevenzione è fondamentale per tutelare la salute dei cittadini e contribuire al raggiungimento degli obiettivi europei di sostenibilità.