Introduzione: perché monitorare l’aria oggi è una priorità scientifica e normativa
Il monitoraggio della qualità dell’aria è sempre di più una priorità assoluta per la comunità scientifica, le istituzioni e i cittadini. L’aumento delle concentrazioni di inquinanti atmosferici, soprattutto nelle aree urbane e industriali, ha effetti diretti sulla salute pubblica, sull’ambiente e sul cambiamento climatico. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO), migliaia di morti premature in Europa ogni anno sono attribuibili all’esposizione a inquinanti atmosferici (Air Quality - WHO).
Nel panorama della normativa ambientale europea, il 2024 ha segnato una svolta importante: è stata pubblicata la Direttiva - UE - 2024/2881, che sostituisce la storica Direttiva - 2008/50 sulla qualità dell’aria. Il nuovo testo normativo si inserisce nel quadro del Green Deal europeo e punta a un obiettivo ambizioso: raggiungere un livello di inquinamento zero entro il 2050, proteggendo la salute dei cittadini e migliorando la qualità dell’ambiente. La direttiva entrata in vigore il 10 dicembre 2024 e dovrà essere recepita dagli Stati membri entro l’11 dicembre 2026.
La Direttiva (UE) 2024/2881 introduce importanti novità anche in materia di monitoraggio della qualità dell’aria, con l’obiettivo di garantire una valutazione più accurata, omogenea e accessibile in tutta l’Unione Europea.
Gli Stati membri sono chiamati a rafforzare le reti di monitoraggio, ampliando il numero e la tipologia di stazioni di rilevamento. In particolare, la direttiva prevede l’istituzione di “monitoring supersites”, ovvero stazioni avanzate, distribuite in modo strategico e capaci di misurare non solo gli inquinanti tradizionali come PM10, PM2.5 e NO₂, ma anche particelle ultrafini, black carbon e altri composti emergenti.
Oltre alle misurazioni dirette, la direttiva promuove l’uso di modelli di dispersione e tecniche di valutazione integrata, che combinano dati da fonti diverse per ottenere una rappresentazione più completa della distribuzione degli inquinanti. I dati raccolti dovranno essere pubblicati in modo trasparente e accessibile, anche attraverso strumenti digitali, per garantire un’informazione tempestiva ai cittadini.
In Italia, l’adeguamento del sistema di monitoraggio dovrà avvenire contestualmente al recepimento della direttiva entro il 2026.
La nuova direttiva promuove inoltre anche il monitoraggio dell’aria indoor, riconoscendo la sua importanza per la salute pubblica. La nuova Direttiva (UE) 2024/2881 riconosce esplicitamente l’importanza del monitoraggio della qualità dell’aria anche negli ambienti chiusi, affiancando al tradizionale monitoraggio outdoor quello indoor. Se il primo riguarda spazi aperti come strade, parchi e aree industriali, il secondo si concentra su luoghi chiusi e frequentati quotidianamente, come abitazioni, scuole, uffici e ospedali, dove l’esposizione agli inquinanti può essere altrettanto significativa.
Per garantire un monitoraggio efficace, la direttiva si fonda su tre principi chiave: la continuità temporale, che consente di raccogliere dati in modo costante e rilevare variazioni nel tempo; la rappresentatività spaziale, che assicura che le misurazioni riflettano le condizioni reali delle aree monitorate; e la qualità del dato, indispensabile per produrre informazioni affidabili e utili a supportare decisioni basate su evidenze scientifiche.
Il monitoraggio della qualità dell’aria si basa tradizionalmente su centraline fisse di riferimento, gestite dalle agenzie regionali per la protezione ambientale (ARPA), che garantiscono dati validati e conformi agli standard europei. Tuttavia, la nuova Direttiva (UE) 2024/2881 incoraggia l’adozione di tecnologie complementari e innovative, capaci di ampliare la copertura territoriale e migliorare la risoluzione spaziale e temporale delle misurazioni.
Tra le soluzioni emergenti si distinguono i sensori low-cost, portatili e facilmente distribuibili, che permettono di raccogliere dati in tempo reale anche in aree non coperte dalle reti ufficiali. Questi dispositivi, spesso integrati in reti mobili o indossabili, sono già stati sperimentati in contesti urbani per mappare l’inquinamento con maggiore dettaglio, coinvolgendo anche i cittadini nel monitoraggio attivo (Monitoraggio ambientale con rete di sensori — Comune di Pordenone).
L’integrazione tra centraline tradizionali, sensori mobili e modelli digitali consente di costruire una mappatura dinamica e tridimensionale dell’inquinamento atmosferico, utile per identificare aree critiche come gli “effetti canyon” urbani, dove gli inquinanti tendono a ristagnare.
Queste tecnologie, pur non sostituendo i metodi ufficiali, rappresentano un complemento strategico per migliorare la rappresentatività e la tempestività del monitoraggio, in linea con gli obiettivi di trasparenza e partecipazione promossi dalla nuova direttiva.
Tecnologie tradizionali: robustezza e standardizzazione
Centraline fisse di monitoraggio (reti pubbliche e private)
Al centro delle reti di monitoraggio della qualità dell’aria ci sono le centraline fisse, gestite da enti pubblici come ARPA e ISPRA, ma anche da soggetti privati autorizzati. Queste stazioni sono progettate per garantire dati di alta qualità, validati e comparabili, in conformità con le norme tecniche europee, per esempio la UNI EN 12341:2014 per il particolato atmosferico e la UNI EN 14211:2012 per il biossido di azoto.
Queste reti sono distribuite strategicamente sul territorio in base alla densità abitativa, alla tipologia ambientale e ai criteri stabiliti dal D. Lgs. 155/2010, con l’obiettivo di garantire una copertura rappresentativa e conforme agli standard europei.
Le stazioni sono dotate di analizzatori automatici che misurano in continuo, generalmente con cadenza oraria, le concentrazioni di inquinanti atmosferici come NOx, SO₂, CO, O₃, PM10, PM2.5 e benzene. La strumentazione impiegata varia in funzione del contesto ambientale in cui la stazione è collocata – urbano, industriale, da traffico, rurale – e della tipologia di inquinanti da monitorare. Non tutte le postazioni, infatti, sono equipaggiate con gli stessi strumenti analitici, ma vengono configurate in modo da rispondere alle specificità locali.
Le tecnologie utilizzate includono spettrofotometria UV per l’ozono, assorbimento infrarosso per il monossido di carbonio e gravimetria su filtri per il particolato, garantendo dati di elevata precisione e validità normativa. A queste misurazioni si affiancano spesso campagne temporanee condotte con laboratori mobili e campionatori portatili, che permettono di integrare i dati delle stazioni fisse con rilevazioni mirate, ad esempio per il particolato fine o il black carbon, utilizzando strumenti avanzati come contatori ottici di particelle.
Tuttavia, nonostante la loro solidità, le centraline fisse presentano alcune limiti strutturali. I costi di installazione e gestione sono elevati, la copertura spaziale è limitata – soprattutto in aree periferiche o rurali – e le apparecchiature richiedono manutenzione e calibrazione frequente per mantenere l’affidabilità dei dati. Per questo motivo, la nuova Direttiva (UE) 2024/2881 non solo conferma il ruolo centrale di questi sistemi, ma ne promuove l’integrazione con tecnologie innovative, come sensori mobili e reti distribuite, al fine di rendere il monitoraggio più capillare, flessibile e accessibile.
Tecnologie innovative: sensoristica diffusa e piattaforme intelligenti
Sensori e microstazioni IoT
Negli ultimi anni, la diffusione di sensori ambientali low-cost ha trasformato radicalmente il modo in cui si monitora la qualità dell’aria, rendendo possibile una copertura più capillare e dinamica del territorio. Questi dispositivi, spesso integrati in sistemi IoT (Internet of Things), sono piccoli, economici e facilmente installabili, e permettono di raccogliere dati in tempo reale anche in aree non servite dalle reti ufficiali.
La varietà tecnologica è ampia: i sensori elettrochimici rilevano gas come NO₂, CO e O₃; quelli ottici, basati su scattering laser o nefelometria, misurano il particolato atmosferico; mentre i sensori MOS (Metal Oxide Semiconductor) sono utilizzati per la rilevazione di composti organici volatili e gas reattivi. Questi strumenti trovano applicazione in reti urbane mobili, su mezzi pubblici, biciclette, zaini e persino droni (Progetto Messapi), offrendo una mappatura più dettagliata e tridimensionale dell’inquinamento.
Il principale vantaggio di queste tecnologie è la flessibilità operativa: possono essere distribuite rapidamente, a costi contenuti, e consentono di estendere il monitoraggio anche in contesti difficili da raggiungere con le centraline tradizionali. Tuttavia, presentano anche limiti tecnici, come la deriva dei sensori nel tempo, la necessità di calibrazioni frequenti e una precisione inferiore rispetto ai sistemi ufficiali.
Nonostante ciò, la nuova Direttiva (UE) 2024/2881 ne riconosce il valore strategico, promuovendone l’integrazione nei sistemi di monitoraggio ambientale. In sinergia con le centraline fisse, queste tecnologie emergenti contribuiscono a costruire un sistema di sorveglianza più diffuso, partecipativo e resiliente, capace di rispondere con maggiore efficacia alle sfide della qualità dell’aria.
Integrazione con modelli di dispersione e sistemi previsionali
Uno degli sviluppi più promettenti nel campo del monitoraggio della qualità dell’aria è l’integrazione tra i dati raccolti dai sensori – sia tradizionali che low-cost – e i modelli di dispersione atmosferica. Strumenti come AERMOD, CALPUFF, FARM e WRF-Chem (Air Quality Dispersion Modeling - US EPA) permettono di simulare il comportamento degli inquinanti nell’atmosfera, tenendo conto di variabili meteorologiche, orografiche e antropiche.
Questa sinergia consente di passare da una semplice fotografia dell’inquinamento a una visione dinamica e predittiva, utile per anticipare scenari futuri e supportare le decisioni in caso di emergenze ambientali. Tecniche come l’interpolazione spaziale, l’assimilazione con modelli meteorologici e l’uso di algoritmi di machine learning permettono di compensare le lacune nei dati, migliorare la risoluzione spaziale e affinare le previsioni.
L’integrazione tra dati reali e modelli simulativi trova applicazione anche nella pianificazione urbana e industriale, nella valutazione dell’impatto di nuove infrastrutture e nella definizione di politiche ambientali più efficaci (Progetto PROMPT). In questo contesto, la nuova Direttiva (UE) 2024/2881 incoraggia l’adozione di approcci previsionali, riconoscendone il valore strategico per una gestione proattiva della qualità dell’aria.
Piattaforme cloud e analisi dati
L’evoluzione del monitoraggio ambientale passa anche dalla digitalizzazione dei processi di raccolta e analisi dei dati. Le moderne piattaforme cloud permettono di gestire in tempo reale grandi volumi di informazioni provenienti da sensori fissi e mobili, garantendo validazione automatica, archiviazione sicura e visualizzazione interattiva. Questi sistemi non solo semplificano l’accesso ai dati, ma ne migliorano l’usabilità, rendendoli disponibili per analisi, reportistica e supporto alle decisioni (Progetto EMC4Ports).
PM_TEN si occupa ormai da diverso tempo dello sviluppo di soluzioni integrate per il monitoraggio ambientale, combinando sensoristica, modellistica e strumenti digitali per offrire sistemi di supporto alle decisioni ad amministrazioni pubbliche, aziende e centri di ricerca.
Applicazioni reali: casi studio ed esempi d’uso
Le tecnologie innovative per il monitoraggio della qualità dell’aria trovano applicazione in una varietà di contesti. In ambito urbano, le reti sensoristiche distribuite permettono di raccogliere dati in tempo reale, utili per la gestione del traffico, la progettazione di spazi pubblici e l’analisi delle isole di calore. In ambito industriale, il monitoraggio continuo delle emissioni diffusive e delle zone a rischio consente di tenere sotto controllo l’impatto ambientale e garantire la sicurezza dei lavoratori.
In questi ambiti, PM_TEN è coinvolta in diversi progetti, in collaborazione con università e centri di ricerca, contribuendo allo sviluppo di approcci multidisciplinari e soluzioni su misura.
Verso un monitoraggio dell’aria più intelligente e integrato
L’evoluzione tecnologica consente oggi di superare i limiti delle reti tradizionali, offrendo strumenti più flessibili, economici e adattabili. L’uso combinato di sensori low-cost, modelli di dispersione e piattaforme cloud permette di costruire un sistema di monitoraggio dinamico e predittivo, capace di rispondere in tempo reale alle esigenze di cittadini, amministrazioni e imprese.
In questo contesto, strumenti e servizi come quelli offerti da PM_TEN (Modellistica di Qualità dell’Aria - I Nostri Servizi) rappresentano una risorsa strategica per costruire città più sane, ambienti di lavoro più sicuri e politiche ambientali più efficaci.